Anteprima. Ghetto Music

Anteprima

Ghetto Music

Da Venezia al Bronx attraverso Fez e Johannesburg

Francesco Martinelli, storico della musica
Gabriele Coen, clarinetto e sax
Alessandro Gwis, pianoforte e tastiere
Riccardo Gola, contrabbasso

Nata in Italia, e precisamente a Venezia, la parola ghetto - usata per indicare l’area chiusa da muri e cancelli in cui gli ebrei erano costretti a rientrare la sera - non aveva nessun nesso con l’ebraismo. Essa si è estesa poi nel resto del Nord Italia e nei domini papali, con significative differenze. Dal Ghetto di Mantova arriva un compositore fondamentale, Salamone Rossi, uno dei primi compositori di tradizione ebraica (compone anche inni sinagogali). La sua musica segna il passaggio, alla fine del Cinquecento, dalla polifonia alla melodia, modificando il corso della musica composta europea.

La parola ghetto è stata poi usata per i quartieri ebrei degli Stati Uniti, anche se mancavano alcune connotazioni (il Lower East Side era “il ghetto di Manhattan”) e da lì è emersa l’associazione a ghetti diversi, più precisamente alle enclave etniche (Zanfrini) come alcuni quartieri africano-americani o latino-americani delle metropoli USA (Bed-Stuy, Bronx, Spanish Harlem), sempre con una accezione che ne sottolineasse la percepita pericolosità e, come nel caso di quelli ebraici, ne cancellasse il senso di comunità, spersonalizzando gli abitanti. 

In Europa, i quartieri ebraici delle città furono trasformati in ghetti dal nazismo come strumento di controllo e di sterminio, e la resistenza eroica di quelli di Vilnius e Varsavia fu accompagnata anche dalle sue canzoni.

Ci sono altri ghetti storici: in Marocco, per la prima volta a Fez nel XV secolo, la comunità ebraica deve abitare nella mellah che viene chiusa la sera; in Sudafrica le township funzionano nello stesso modo.

Nella diaspora ebraica il ghetto europeo è diventato un elemento centrale dell'identità culturale e in quella africana è stato associato spesso a simboli come il ghetto blaster, l’apparecchio combinato per l’ascolto di musica da radio e cassetta per strada/on the corner.

Tutte queste accezioni e usi sociali della parola ghetto hanno avuto i loro generi musicali: attraverso il repertorio mitteleuropeo, mediorientale, nordamericano, andaluso e nordafricano ne seguiremo la storia in versioni vive e vibranti di tradizione che hanno tra loro dialogato nel corso dei secoli al di là di muri e cancelli.

Per il concerto è stata simbolicamente scelta una figura musicale rappresentativa di una città, Sarajevo, che non ha avuto il ghetto e in cui le comunità cristiana ortodossa, sefardita, askenazita e musulmana si sono intrecciate e mescolate nel corso dei secoli, e che ancor oggi difende orgogliosamente il suo pluralismo culturale.

ingresso libero

Francesco Martinelli è impegnato fino dagli anni Settanta nella diffusione della cultura jazzistica in Italia come organizzatore di concerti, giornalista, saggista, traduttore e insegnante. Ha collaborato negli anni Settanta alla organizzazione delle memorabili Rassegne Internazionali del Jazz di Pisa, dove in seguito ha promosso concerti e rassegne tra cui La Nuova Onda, l’Instabile’s Festival, An Insolent Noise, e tuttora collabora con le attività di Pisa Jazz e con la fondazione dell’Europe Jazz Network. Come giornalista ha collaborato con musiche, Musica Jazz e Coda. Attualmente collabora con Il Giornale della Musica, scrive di jazz per la rivista americana New York City Jazz Record e di musiche tradizionali per la rivista inglese Songlines. È autore di numerosi articoli, saggi e libru su Anthony Braxton, Evan Parker, Joelle Léandre e Mario Schiano e traduttore di alcuni libri di Leo Smith, Derek Bailey e di Kind of Blue di Miles Davis, nonché di una quindicina di volumi tra cui opere monografiche su Django Reinhardt, Lee Konitz, John Coltrane, Charlie Parker, Charles Mingus, Dexter Gordon, Derek Bailey, Steve Lacy, Albert Ayler e Chet Baker e opere di riferimento come la Storia del Jazz (due edizioni), la Guida agli Standard e la Storia del Delta Blues di Ted Gioia. Collabora alla redazione del DEUMM per il jazz e all’Enciclopedia della musica Treccani (2025). Ha insegnato Storia del jazz e della Popular Music presso la Siena Jazz University e i Conservatori Mascagni di Livorno e Verdi di Torino. Nel 2017 ha collaborato con il Barbican di Londra per la sezione jazz della mostra Boom For Real dedicata a Jean Michel Basquiat e alla musica e ha coordinato un vasto progetto internazionale promosso dall'Europe Jazz Network per la redazione di una storia del Jazz in Europa pubblicata dalla inglese Equinox nel 2018.

Gabriele Coen -- Sassofonista, clarinettista, compositore, didatta, Gabriele Coen si dedica da molti anni all’incontro tra jazz e musica etnica, in particolare mediterranea e est-europea. Già fondatore dei KlezRoym - nota formazione italiana dedita alla riattualizzazione del patrimonio musicale ebraico - con cui ha inciso 6 dischi per l’etichetta CNI, nel 2001 ha dato vita al gruppo “Gabriele Coen Atlante Sonoro” con cui fonde il linguaggio jazzistico con la musica etnica. Nel 2005 inizia la sua attività con il progetto “Jewish Experience” con cui ha inciso quattro lavori di cui due per la prestigiosa etichetta newyorchese di John Zorn, la Tzadik Records. Come compositore e interprete ha realizzato insieme a Mario Rivera diverse colonne sonore per il cinema tra cui “Notturno Bus” (2007) di Davide Marengo, “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” (2010) di Isotta Toso e “Tornare” (2020) di Cristina Comencini. A giugno 2017 è invece uscito il nuovo lavoro per l’etichetta Parco della Musica Records: “Sephirot. Kabbalah in Music” dove Gabriele Coen dirige il suo nuovo sestetto tra elettricità e spiritualismo. Dal 2013 Gabriele Coen ha inoltre fondato un nuovo quintetto a suo nome con cui, dopo gli omaggi a Kurt Weill e John Zorn, propone un originalissimo omaggio a Leonard Bernstein, uno dei più grandi musicisti del Novecento, compositore, pianista, direttore d’orchestra e didatta. A gennaio 2020 è uscito il loro cd “Leonard Bernstein Tribute” per la rinomata etichetta Parco della Musica Records. A gennaio 2023 è uscito il nuovo lavoro discografico per Parco della Musica Records Gabriele Coen Quintet “Sephardic Beat”.

Alessandro Gwis -- Pianista, tastierista e compositore. Nato a Roma nel 1969, ha iniziato lo studio del pianoforte classico all'età di 8 anni; nel 1979 si esibisce per la prima volta dal vivo, in occasione del festival "estate romana". A 16 anni si avvicina al jazz e alla musica improvvisata; nello stesso periodo comincia ad approfondire l'uso del sintetizzatore e delle tastiere elettroniche. Dal 1988 svolge un' intensa attività professionale. E’ membro del gruppo “Aires Tango” sin dalla fondazione; nel 2006 ha pubblicato il suo primo lavoro da solista, intitolato “Alessandro Gwis”, a cui nel 2010 ha fatto seguito il secondo cd, intitolato “#2”; nel novembre del 2022 ha pubblicato il suo terzo lavoro da solista, “Rooftops and the yellow moon”, con Pierpaolo Ranieri, Marco Rovinelli, Michele Rabbia e Luca Pirozzi. Collaborazioni: Aires Tango, con Javier Girotto, Marco Siniscalco e Michele Rabbia (dal ‘94 a oggi), Roberto Gatto, Paolo Fresu, Antonello Salis, Ralph Towner, Cuong Vu, Jorge Pardo, Paul McCandless, Enrico Rava, Dulce Pontes, Gege' Telesforo, Maria Pia de Vito, Omar Faruk Tekbilek, Peppe Servillo, Fabrizio Sferra, Gabriele Coen, Francesco Bearzatti, Gianni Coscia, Kurt Rosenwinkel, Paolo Damiani, Ben Sidran, Flavio Boltro, Maurizio Giammarco, Ensemble di musica contemporanea "Open trios" di Giovanni Bietti, Stefano di Battista, Giovanni Maier, Lutte Berg, Achille Succi, Roberto Cecchetto, Roberto Ottaviano, Orchestra jazz di Palermo "Triangle music", Gianni Gebbia, Elisabetta Antonini, Fabrizio Bosso, Danilo Rea, Cinzia Spata, Sandro Satta, Horacio Hernandez e molti altri.

Riccardo Gola -- Contrabbassista, bassista e compositore romano, è da anni impegnato in un percorso di ricerca che si muove tra la tradizione jazz di matrice afro-americana, l’improvvisazione radicale e la sperimentazione elettroacustica. Il suo progetto Cosmonautica con Francesco Bigoni, Enrico Zanisi ed Enrico Morello ha appena pubblicato il disco d’esordio per l’etichetta Jando Music. È membro stabile degli Storytellers di Simone Alessandrini, di Folkways di Costanza Alegiani e del trio di Gabriele Coen. Collabora stabilmente con attori di teatro come Mariangela D’Abbraccio e Fabrizio Pallara. Si è diplomato a Siena Jazz con insegnanti come Joe Sanders, Greg Hutchinson, Ralph Alessi e Jim Black e ha collaborato con innumerevoli musicisti tra cui Ludovica Manzo, Francesco Diodati, Ermanno Baron, Marcello Allulli, Marta Capponi, Marco Bonini, Pasquale Innarella, Rosario Giuliani, Flavio Boltro, Max Ionata, Pino Jodice, Antonio Faraò, Fabrizio Sferra, Ettore Fioravanti. È anche illustratore, grafico ed art director specializzato in copertine di libri.

  • Quando: 20 gennaio 2024 - 20:45
  • Dove: Saloncino della Musica, Palazzo de’ Rossi
  • Categoria: concerto

Un racconto musicale per risalire la storia e la geografia di una parola.

Francesco Martinelli & Gabriele Coen Trio